MINA. LA VOCE DEL SILENZIO: PRESENZA E ASSENZA DI UN’ICONA POP
Convegno internazionale
A cura di Giulia Muggeo, Gabriele Rigola, Jacopo Tomatis Università degli Studi di Torino
23 e 24 marzo 2020
CALL FOR PAPER COMPLETO
Convegno organizzato da DAMS, CRAD (Centro di Ricerca sull’Attore e sul Divismo), Sylvia Scarlett Gender Media Lab dell’Università di Torino, in collaborazione con Università degli Studi di Genova, RAI Teche, Museo Nazionale del Cinema di Torino
Comitato scientifico
Claudio Bisoni (Università di Bologna), Lucia Cardone (Università di Sassari), Giulia Carluccio (Università di Torino), Franco Fabbri (Università di Milano), Luca Malavasi (Università di Genova), Federica Mazzocchi (Università di Torino), Elena Mosconi (Università di Pavia), Mariapaola Pierini (Università di Torino), Alessandro Pontremoli (Università di Torino), Stefania Rimini (Università di Catania), Maria Rizzarelli (Università di Catania), Lucio Spaziante (Università di Bologna), Paola Valentini (Università di Firenze)
Keynote speaker confermati
Franco Fabbri (Università di Milano), Paola Valentini (Università di Firenze)
Call for paper
Il corpo di Mina attraversa – in presenza e in assenza – gli ultimi sessant’anni di storia italiana. A partire dal suo debutto come urlatrice sugli schermi del Musichiere e nei primi musicarelli tra il 1959 e il 1960, fino all’addio “fisico” alle scene nel 1978, e ancora nelle sue apparizioni “virtuali” più recenti, Mina si è imposta come una delle più potenti icone pop italiane, capace di distinguersi tanto come presenza rilevante nell’immaginario popolare, quanto come artista di culto, pioniera per l’Italia di una «canzone sofisticata» sul modello americano (Fabbri 2008, p. 113). Simbolo di una tv raffinata ed elegante, volto (e voce) rassicurante della pubblicità, contestato modello di indipendenza femminile, imprenditrice discografica, opinionista: Mina rappresenta – nella storia dei media e del costume italiani – un unicum, difficilmente riconducibile a paradigmi di analisi consolidati.
L’unicità della figura di Mina, e il suo porsi al confine tra diversi ambiti di ricerca, ha forse contribuito a scoraggiare gli studiosi: a dispetto di una centralità riconosciuta a più riprese, la bibliografia specialistica su Mina è decisamente scarsa, se si escludono alcuni contributi di Paolo Prato (2014), Rachel Haworth (2017; 2018a; 2018b; 2019), Lucio Spaziante (2016) e Franco Fabbri (2017); lo stesso Fabbri ha curato con Luigi Pestalozza (Fabbri e Pestalozza 1998) quella che è a oggi l’unica miscellanea di saggi su Mina, con interventi – fra gli altri – di Roberto Favaro, Maurizio Franco, Mauro De Luigi, Giovanna Marini ed
Edoardo Sanguineti. Per il resto, Mina è trattata incidentalmente in lavori di respiro più ampio sulla storia della popular music in Italia (Fabbri 2008; Prato 2010; Tomatis 2019). Al contempo sono pressoché inesistenti studi sistematici e contributi, italiani e internazionali, che prendano in considerazione il fenomeno Mina nel più generale contesto della storia dei media, del cinema e della televisione, nonché in un più ampio scenario di cultura visuale, se si escludono gli esigui contributi che ne discutono l’importanza nei celebrity e performance studies (Acca 2011; Mosconi 2014; Valentini 2017). Studiare Mina in termini intermediali significa quindi prendere in esame, in filigrana, i mutamenti che hanno interessato i singoli media, dalla televisione alla stampa popolare, ma anche osservare lo sviluppo e il cambiamento culturale e sociale della moda, del costume, degli stessi concetti di show e entertainment nell’industria culturale italiana.
Da questo punto di vista, l’organizzazione di un convegno intorno a Mina e alla sua immagine – nell’anno del suo ottantesimo compleanno, e a poco più di sessant’anni dall’inizio della sua carriera – rappresenta lo sviluppo delle attività del CRAD e del Sylvia Scarlett Gender Media Lab dell’Università di Torino, all’insegna di un approccio intermediale e transdisciplinare, che tenga insieme gli studi sulla cultura visuale e sul cinema con quelli sul suono, i gender studies e i popular music studies, gli studi sui media, la storia culturale e la semiotica.
Si sollecitano dunque proposte da ciascuno di questi ambiti, in una prospettiva interdisciplinare, che prendano spunto dalle seguenti aree d’interesse:
Corpo/voce
- Presenza/assenza/scomparsa del corpo di Mina: la resistenza/persistenza della star e della voce
- Mutamenti del corpo e dell’immagine di Mina in relazione ai cambiamenti culturali: da Baby Gate l’urlatrice alla Mina conduttrice televisiva, fino all’immagine contemporaneaPerformance
- Mina diva televisiva: performance e conduzione
- Mina presenza cinematografica: dai musicarelli alle colonne sonore e alleriproposizioni nel cinema e nella serialità contemporanea (da Pedro Almodóvar aMaster of None)
- Mina dal vivo e su disco
- Mina e il ballo
- Collaborazioni e duetti attraverso le epoche, da Adriano Celentano ad Alex Britti aFabrizio De André
- Mina e i suoi autori: Augusto Martelli, Massimiliano Pani, ecc.
- Mina, il jazz, la musica brasilianaStile, immagine, (auto)rappresentazione
- Stile, moda, iconicità, dai costumi in televisione agli stereotipi dell’immagine contemporanea
- Mina e la cultura visuale: l’icona dai rotocalchi generalisti alle copertine degli album, dalle copertine di riviste ai videoclip
- Mina e la pubblicità: valore commerciale dell’immagine e della voce di Mina (dai caroselli Barilla agli spot Tim)
- Metamorfosi e sperimentazioni intorno al corpo di Mina: l’animazione, il digitale, l’autorappresentazione
- Le scritture di Mina: da Liberal a La Stampa, fino alla rubrica di posta su Vanity Fair
Popular culture, scritture, audience
- Ricezione del fenomeno Mina in Italia tra cronaca, divismo e vita privata
- Ricezione internazionale del fenomeno Mina
- Mina nella cultura popolare
- Riscrivere Mina: dalle interviste alle biografie della cantante
- Pratiche di fandom: fan club, immagine social, omaggi, riconoscimenti (Forever Mina di Vogue, ecc.)
- Imitazioni e riproposizioni: riscritture satiriche di Mina da Loretta Goggi a Tale e Quale, da Lucia Ocone a Ennio Marchetto
Gender
- Mina e i modelli femminili dall’Italia degli anni Cinquanta a oggi
-
Mina icona queer